BARI, RESA SENZA ONORE: IL KO A COSENZA APRE UN FUTURO SENZA PROSPETTIVA

Dalla sconfitta al San Vito Marulla all’implosione dello spogliatoio: un epilogo horror tra errori tecnici e assenza di ambizione. Così abbiamo definito ieri la situazione del Bari dopo l’1-0 incassato sul campo dell’ultima della classe. Il Bari alza bandiera bianca anche contro il fanalino di coda Cosenza, e lo fa nella maniera più deprimente possibile: senza lottare, senza idee, senza orgoglio. Una prestazione indecente, figlia di una crisi profonda che coinvolge non solo il campo, ma ogni livello del club.

I biancorossi incassano la nona sconfitta stagionale, la seconda consecutiva dopo il tonfo interno con il Modena. E lo fanno mostrando tutti i limiti di una squadra che non ha più motivazioni, né guida. La formazione iniziale schierata da Longo è un enigma tattico, il gioco inesistente, la reazione assente. Il Cosenza, ultimo in classifica, ha avuto vita fin troppo facile contro un Bari che ha perso prima ancora di scendere in campo.

E qui viene il nodo centrale della questione: la gestione tecnica di Longo si sta rivelando fragile, quasi improduttiva. Dopo le pesanti dichiarazioni seguite alla sconfitta con il Modena, in cui ha sostanzialmente virato l’analisi sulla sopravvalutazione dei sui suoi giocatori rispetto all’obiettivo serie A, la frattura interna era inevitabile. Non si può chiedere ad un gruppo di “farsi in quattro” per un allenatore che, nei momenti difficili, invece di proteggerlo – anche involontariamente –  lo ridimensiona. La conseguenza? Una squadra che gioca senza anima, che cammina in campo, che sembra quasi attendere la fine del campionato come una liberazione.

Ma sarebbe riduttivo puntare il dito solo su Longo. La società ha responsabilità gravissime. A parte la retorica conferenza stampa di mercoledì di Magalini e Di Cesare, la proprietà resta assente, muta, incapace di intervenire con decisione in una situazione che richiederebbe polso, visione e chiarezza. Il Bari è un club senza ambizioni apparenti, senza un progetto chiaro, e soprattutto senza la capacità di gestire una crisi che ormai è strutturale.

Sulla carta, il Bari è ancora in corsa per un posto playoff. Ma il vero problema è che non dà segni di voler reagire, né sul piano tecnico né su quello emotivo. La sensazione è quella di un ambiente svuotato, spento, che ha perso contatto con la realtà e con la sua gente (anche ieri in oltre 800 persone al San Vito Marulla). E questo è il vero snodo dell’analisi. Il futuro? Oscuro. A meno di un passare la mano – o di un radicale cambio di rotta – il destino dei prossimi tre anni biancorossi sembra tristemente segnato.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.